Gli abstract sono in inglese per i seminari che saranno condotti in lingua inglese
e in italiano per i seminari che saranno condotti in lingua italiana.

Sessione di apertura - 04-04-2024 - Pomeriggio

  • Biografia

    Roberto Ruffino è Segretario Generale della Fondazione Intercultura. 

    Torinese, classe 1940, laureato in filosofia, Ruffino è uno dei maggiori esperti europei nel settore della comunicazione interculturale e dell’educazione internazionale. Il 21 Aprile 2008 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Scienze dell'Educazione dall'Università di Padova, per gli oltre 40 anni di attività dedicati alla formazione interculturale. 

    Ruffino è considerato a livello internazionale tra i fondatori del filone culturale e scientifico dello scambio giovanile come occasione di formazione interculturale e di educazione alla mondialità. Collabora con diverse organizzazioni internazionali tra cui l'EFIL (la Federazione Europea per l'Apprendimento Interculturale) di cui è presidente onorario,  la SIETAR (Society for Intercultural Education, Training and Research), e il Consiglio d'Europa. 

    All'Unione Europea ha presieduto la commissione di lavoro che nel 1976-78 portò alla creazione degli "scambi di giovani lavoratori" ed ha fatto parte del Comitato Scientifico del primo progetto pilota di scambi interculturali europei per studenti liceali (2007/2008) “Mobilità studentesca Individuale – Comenius”.


  • Biografia

    Mauro Ceruti (Cremona, 1953), filosofo. Professore di Filosofia della Scienza all'Università IULM, Milano. Ha lavorato in diverse università, tra cui: l'Università di Ginevra, il CNRS-CETSAP (Centro di Ricerca in Studi Transdisciplinari, Sociologia, Antropologia, Politica) di Parigi, il Politecnico di Milano, l'Università IULM di Milano, l’Università di Milano Bicocca. È membro del Comitato scientifico e del Comitato Consultivo dell'Associazione Europea per la Modellizzazione della Complessità, MCX, Parigi.

    Ceruti è autore di numerosi libri, pubblicati in italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese, rumeno, spagnolo e turco. Tra questi: Umanizzare la modernità. Un nuovo modo di pensare il futuro, Raffaello Cortina, 2023 (con F. Bellusci); Abitare la complessità. La sfida di un destino commune (con F. Bellusci), Mimesis, 2020; Il tempo della complessità, Raffaello 2018; La nostra Europa (con E. Morin), Raffaello Cortina, 2013; Constraints and possibilities, Gordon and Breach, 1996; The Narrative Universe (con G. Bocchi), Hampton Press, 2002.


  • Biografia

    Ulf Hannerz is Professor Emeritus of Social Anthropology, Stockholm University, and has taught at several American, European and Australian universities. He is a member of the Royal Swedish Academy of Sciences, the Austrian Academy of Sciences and the American Academy of Arts and Sciences, and a former Chair of the European Association of Social Anthropologists. His research has been especially in urban anthropology, media anthropology and transnational cultural processes,with field studies in West Africa, the Caribbean, and the United States. A study of the work of newsmedia foreign correspondents drew on field studies in Jerusalem, Johannesburg and Tokyo. Among his books are Soulside (1969), Exploring the City (1980), Cultural Complexity (1992), Transnational Connections (1996), Foreign News (2004), Anthropology’s World (2010), Writing Future Worlds (2016), Small Countries (ed., with Andre Gingrich, 2017), World Watching (2019), and Afropolitan Horizons (2022); several of them have also appeared in French, Spanish, Portuguese, Italian and Polish translations.


  • Biografia

    Steven Vertovec is Founding Director of the Max Planck Institute for the Study of Religious and Ethnic Diversity, Honorary Professor of Ethnology and Sociology at the University of Göttingen and Supernumerary Fellow at Linacre College, Oxford. Previously he was Professor of Transnational Anthropology at the University of Oxford and Director of the Centre on Migration, Policy and Society (COMPAS). His research interests concern international migration and transnationalism, cosmopolitanism, social difference and diversity. Steve’s latest book is Superdiversity: Migration and Social Complexity (Routledge 2023, available as Open Access).


    Abstract

    In my contribution, I will suggest that new understandings of social complexity entail considering the simultaneity of changing social configurations (here described as the rise of superdiversity), changing patterns of social organization (especially by way of stratification and inequality) and changing social categories (including mixtures and re-definitions). These sets of changes cut across scales from the national context through urban settings to personal networks and individuals.

Complessità culturale - 05-04-2024 - Mattina

  • Biografia

    Annamaria Anselmo è professore ordinario di Storia della Filosofia e di Storia e Filosofia della Complessità presso l’Università di Messina. È Socio fondatore e Segretario scientifico del Centro Studi di Filosofia della Complessità "Edgar Morin"; fa parte del comitato editoriale della rivista “Complessità”(Armando Siciliano, Messina) di cui è anche segretario scientifico; dirige la Collana di studi di Filosofia e Scienze della Complessità (“Multiversità”, Aracne, Roma). Ha studiato il pensiero filosofico e epistemologico di Edgar Morin, di Benedetto Croce, di Henri Poincaré, di Niels Bohr e Werner Heisenberg, di James Lovelock, di Humberto Maturana e di altri pensatori che hanno fatto oggetto del loro interesse il rapporto filosofia-scienze. Collabora attivamente con un gruppo di ricerca dell’Ateneo messinese e con un gruppo di ricerca internazionale che hanno come tema la sfida proposta alla riflessione sulla gnoseologia dalla complessità del reale, con costante riferimento ai testi dei grandi scienziati del ‘900. Tra le pubblicazioni più rilevanti: Edgar Morin. Dalla sociologia all'epistemologia, Guida, Napoli 2006; Da Poincaré a Lovelock. Nuove vie della filosofia contemporanea, Firenze, Le Lettere 2012; con G. Gembillo, Filosofia della complessità (terza edizione)Le Lettere, Firenze 2017 e Le cassandre della pandemia. Carson Potter Prigogine Lovelock Morin, Le Lettere, Firenze 2020


    Abstract

    In questo lavoro mi propongo di indagare, con riferimento all’opera di Ilya Prigogine, come la gnoseologia della complessità sia emersa attraverso la via scientifica e, con riferimento all’opera di Edgar Morin, come sia emersa in ambito epistemologico. 

  • Biografia

    Prof. Milton J. Bennett, Ph.D. is the executive director of the Intercultural Development Research Institute (IDRInstitute) located in Washington State USA and Milano, Italia, where he also is an adjunct professor of sociology at the University of Milano Bicocca. He has an academic background in physics and literature (Stanford University), neurolinguistics and human communication ( San Francisco State University), and intercultural communication theory and sociology (University of Minnesota, Minneapolis). He is an active consultant to universities, corporations, and NGOs on the individual and collective development of intercultural sensitivity. His text, Basic Concepts of Intercultural Communication: Paradigms, Principles, and Practices is available in Italian as Principi di comunicazione interculturale: Paradigmi e pratiche.


    Abstract

    The complexity of culture is actually the complexity of our perception of otherness. That perception begins with the vague idea of ‘not us,’ which can develop into the slightly more complex stereotype of ‘fearsome others’ and its false antidote, the assumption that others are just slightly different versions of ourselves. To overcome this ethnocentrism, we need to complexify cultural distinctions, thereby making others human like us but complexly different. The resulting ethnorelative condition is the basic necessity for living and working in global, multicultural societies. The workshop will explore a well-established perceptual model that describes this process and that suggests how development can be facilitated at different stages.

  • Biografia

    Piero Dominici (PhD), sociologo e filosofo, è Professore Associato presso l’Università di Perugia. Tra i numerosi riconoscimenti e incarichi  internazionali, è Delegato ufficiale all’UNESCO, UNESCO IPL Expert, UN Invited Expert and Speaker, Fellow della World Academy of Art & Science, Vice Presidente della WCSA e Fellow della Complex Systems Society. Direttore Scientifico di CHAOS (2011), ha insegnato e tenuto conferenze presso numerosi Atenei internazionali e partecipa a progetti di rilevanza internazionale. È membro dell'Albo dei Revisori MIUR e Referee di prestigiose riviste scientifiche nel mondo, oltre a far parte di Comitati scientifici internazionali. Si occupa, da quasi trent’anni, di sistemi complessi, di educazione e formazione alla complessità ed all’imprevedibilità. È Autore di libri e numerose pubblicazioni scientifiche, tradotte anche in altre lingue.


    Abstract

    La civiltà ipertecnologica e ipercomplessa è una civiltà della razionalità e del controllo totale che continua a rappresentarsi, ad auto-rappresentarsi e ad essere rappresentata come una civiltà sempre più avanzata e in grado di semplificare tutto, oltre che di eliminare l’Errore e l’imprevedibilità dalle nostre vite, attraverso l’automazione e i processi di simulazione. Il paradigma egemone, che ne è alla base, porta con sé una serie di grandi illusioni intimamente legate alla possibilità di marginalizzare l’Umano, delegandone le relative scelte e responsabilità a sistemi di intelligenza (?) artificiale e dispositivi tecnologici interconnessi. Continuiamo a credere di saper/poter controllare e prevedere, perfino, pre-determinare tutto, invece di provare ad apprendere, proprio attraverso l’errore* e l’imprevedibilità, come abitare l’ipercomplessità ed aprirsi all’indeterminato. La confusione sistemica e culturale tra “sistemi complicati” (meccanismi) e “sistemi complessi”(organismi) continua ad avere conseguenze profonde, a tutti i livelli. Le scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche di questi ultimi decenni, oltre ad averci offerto straordinarie opportunità di determinare anche i meccanismi dell’evoluzione biologica, ci hanno fatto anche definitivamente entrare nel tempo della massima imprevedibilità, incertezza e obsolescenza (dei saperi e delle competenze). Di conseguenza, occorre un ripensamento profondo delle epistemologie e delle metodologie che plasmano e caratterizzano insegnamento, educazione, formazione, ricerca, superando fratture, logiche di separazione e reclusione dei saperi che hanno mostrato tutti i loro limiti e le nostre inadeguatezze, anche durante la pandemia. 

  • Biografia

    Thomas Hylland Eriksen is Professor of Social Anthropology at the University of Oslo. He is also a member of the Norwegian Academy of Science and Letters, an Honorary Member of the Royal Anthropological Institute and an External Scientific Member of the Max Planck Society. His textbooks in anthropology are widely used and have been translated into more than thirty languages. Eriksen regards himself as an anthropologist of modernities, and his research deals with social and cultural dimensions of globalisation, ranging from nationalism and identity politics to accelerated change and environmental crisis. He has carried out fieldwork in Mauritius, Seychelles, Trinidad, Australia and Norway. Some of his recent books in English are Fredrik Barth: An Intellectual Biography (2015), Overheating: An Anthropology of Accelerated Change (2016) and Boomtown: Runaway Globalisation on the Queensland Coast (2018). He is currently writing a book about the implications of overheated globalisation for biodiversity and cultural diversity.


    Abstract

    In this lecture, I argue that the historical and contemporary experiences of the Creole world have produced social and cultural forms which encompass cosmopolitanism, create conditions for conviviality and expand the project of living together by engaging the arts and music, language and food, as well as rejecting social boundaries limiting the possibilities of intermarriage and social mixing in the private sphere. In this sense, the Creole identity represents an inoculation against divisive identity politics. The miracle of creolisation can be described as an enormous output of cultural creativity growing out of a history of unspeakable suffering, displacement and oppression in slave societies. However, the social effects of creolisation are no less significant, leading to the emergence of social identities which are unbounded, exogamous as well as endogamous, internally diverse and striking a balance between group and individual which is simultaneously flexible and robust. 

  • Abstract

    Se la “valorizzazione delle diversità” sembra già un concetto inflazionato, dovremmo forse cambiare il nostro punto di osservazione per mettere a fuoco il concetto di unicità. Prendere come esempio il micro-cosmo delle aziende, ci aiuta ad acquisire consapevolezza delle competenze necessarie oggi per rispondere alle sfide di un ambiente sociale, culturale e lavorativo ad alto tasso di complessità e quindi di diversità. Comprendere processi e meccanismi di gestione dei bias e di adozione di pratiche e parole inclusive, sono solo il primo passo per rendere il lavoro e la società luoghi più equi per le persone che li abitano e che li abiteranno.

  • Biografia

    Anna Lazzarini è Professoressa Ordinaria di Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università degli studi di Bergamo. Dottoressa di ricerca in Antropologia ed Epistemologia della complessità, ha svolto attività di ricerca presso il Centro di Ricerca sulla Complessità (Ce.R.Co.) dell’Università degli Studi di Bergamo, ed è stata Ricercatrice in Filosofia morale presso l’Università IULM di Milano. Al centro dei suoi interessi di ricerca, la metamorfosi della città contemporanea come racconto delle trasformazioni della condizione umana odierna; la trasformazione degli spazi pubblici; la relazione fra città e cittadinanze e fra costruzione identitaria e rapporti socio-spaziali. Fra le sue pubblicazioni: Polis in fabula. Metamorfosi della città contemporanea (Sellerio, 2011) e Il mondo dentro la città. Teorie e pratiche della globalizzazione (Bruno Mondadori, 2013).


    Abstract

    Fino alla fine del ventesimo secolo, la cittadinanza era l’espressione dell’appartenenza a un sistema politico e sociale definito territorialmente, lo stato nazionale. Tale modello di cittadinanza è oggi sfidato dai processi globali: dalle migrazioni transanazionali, dalla trasformazione della forma politica dello stato-nazione, da forme di mobilità fisica e simbolica, dallo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, dalla pluralizzazione dei mondi vitali e culturali e delle appartenenze. Ed è proprio in questa complessa cornice che si fa strada la necessità di una reinvenzione della cittadinanza e dei suoi confini, non solo come ridefinizione giuridico-istituzionale, ma come processo, come capacità di accesso ai diritti, al “diritto ai diritti”: come l’esito di un percorso, più che come il risultato di una concessione formale.  Oggi, in particolare, le città costituiscono lo spazio espressivo di forme emergenti di cittadinanza, capaci di andare oltre l’ambito nazionale. Dentro le città diventa, dunque, possibile delineare una “via locale” alla cittadinanza globale. Immaginare ordini nuovi di convivenza possibile, fondati sulla cittadinanza e sulla partecipazione, è un progetto che coinvolge non solo la politica, ma anche i mondi della scuola, della cultura, dei servizi e delle associazioni.  

  • Biografia

    Ariel Pennisi, docente e ricercatore presso l'Università Nazionale José C. Paz e l'Università Nazionale delle Arti, co-direttore di Red Editorial, membro della IEF- CTA A.A. (Central de Trabajadores de la Argentina Autónoma). Coautore di "La inteligencia artificial no piensa" (con Miguel Benasayag) - 2023, autore di "Nuevas instituciones (del común)". 2022, "Papa negra" - 2011 e "Globalización. Sacralización del mercado" - 2001; coautore di "El anarca (filosofía y política en Max Stirner)" - 2020 e "Filosofía para perros perdidos" (con Adrián Cangi) - 2018; tra gli altri.


    Abstract

    La massiccia diffusione di chat basate sull'intelligenza artificiale ha suscitato sia una frenesia tecnofila che timori degni della vigilia di un'apocalisse. Insieme a Miguel Benasayag, abbiamo elaborato una diagnosi epocale che ci permette di collocare il problema della digitalizzazione dell'esperienza nelle sue diverse dimensioni: antropologica, neurofisiologica, culturale, politica. Non si tratta di un fenomeno isolato, ma fa parte di quella che abbiamo definito "colonizzazione tecno-scientifica della vita" e, in questo senso, è necessaria una prospettiva critica che non pecchi di tecnofobia, ma che fornisca risorse concettuali e sensibili per pensare delle possibilità di ibridazione che resistano alla colonizzazione e sostengano il punto di vista organico. Il nostro punto di partenza è affermare la differenza di natura tra l'intelligenza artificiale e l'intelligenza organica, laddove la scienza egemonica (ultimamente accompagnata dal senso comune) crede di vedere solo una differenza di grado. La nostra proposta è di ripensare noi stessi non più come "soggetti" centrati capaci di dominare la natura e la tecnica, ma come parte di sistemi "multi-agente" che, nelle loro relazioni di potere interne (includendo la tecnologia, la cultura, i paesaggi, gli animali, il cervello –come vettori), permettono l'emergere di azioni e pensieri non logo-centrati. Così, quando ci chiediamo "cosa fare?", dobbiamo in realtà fare riferimento a una domanda precedente: "chi o cosa agisce? I nuovi ecosistemi multi-agente sono una chiave per superare la colonizzazione tecno-scientifica della vita (con la frantumazione della singolarità e la delega di funzioni come rischi principali), senza la necessità di guardare l'umanesimo nello specchietto retrovisore per costruirci un futuro. (Testo scritto congiuntamente a Miguel Benasayag)

Complessità culturale - 05-04-2024 - Mattina

  • Biografia

    Mark Buchanan is physicist and science writer based in Europe. A former editor with the science journal Nature, he is the author of four books on various topics in complexity science, the most recent being Forecast: What Physics, Meteorology and the Natural Sciences Can Teach Us About Economics (Bloomsbury, 2013). He is a former columnist with the New York Times and Bloomberg Opinion and writes a monthly column for Nature Physics. He is a Fellow at the London Mathematical Laboratory.


    Abstract

    I think it might be interesting to review a number of social processes in which relatively simple feedback processes in human behaviour generate new social structures and perpetual novelty, which always surprise us. We probably have no hope of ever predicting such phenomena, but we can at least grow more familiar with how novelty emerges so we are not as shocked or surprised as we have been in the past.

  • Biografia

    Luisa Damiano (PhD ) è professore ordinario di logica e filosofia della scienza presso l'Università IULM , dove dirige la Scuola di dottorato PhD School for Communication Studies e co-dirige il centro di ricerca CRiSiCo.  Precedentemente ha ricoperto il ruolo di professore associato di logica e filosofia della scienza presso l’Università di Messina (2015-2021) e presso l’Università IULM (2021-2023). Le sue principali aree di ricerca sono l’epistemologia dei sistemi complessi, l’epistemologia delle scienze cognitive e l’epistemologia delle scienze dell’artificiale. A partire dal 2007, ha lavorato su temi di ricerca relativi a queste aree all’interno di o in stretta collaborazione con team scientifici (e.g.Origins of Life Group, Università di Roma Tre, Roma, progetto europeo SynthCells; Adaptive Systems Research Group, Developmental Robotics Division, University of Hertfordshire , Hatfield , Regno Unito, progetti europei Felix Growing e Aliz-é; Graduate School of Core Ethics and Frontier Sciences, Ritsumeikan University , Kyoto , Giappone, progetti JSPS  Empathy and Frontier Sciences e Artificial Empathy; attualmente: Università del Salento, Lecce, e JAMSTEC , Yokosuka , Giappone, progetto SB-AI; UQAM , Montreal , Canada, progetto Artificial Empathy). Dal 2011 coordina il Research Group on the Epistemology of the Sciences of the Artificial (RG-ESA ). Tra le sue pubblicazioni rientrano molti articoli, i libri Unità in dialogo (Bruno Mondadori , 2009) e Living with robots (con P. Dumouchel , Harvard University Press , 2017, pubblicato originariamente in francese da Seuil , 2016, con il titolo Vivre avec les  robots. Essai sur l’empathie artificielle, in coreano da HEEDAM , 2019 e in italiano da Raffaello Cortina, 2019, con il titolo Vivere con i robot; una traduzione in cinese è in preparazione presso Peking University Press ) e alcuni numeri speciali di riviste scientifiche.


    Abstract

    La robotica detta “sociale” è un ramo emergente della ricerca robotica contemporanea, dedicato al design e alla costruzione di robot in grado di comunicare con noi umani attraverso segnali sociali compatibili con i nostri. L’attuale progetto di introduzione di questi agenti robotici nei contesti della nostra quotidianità – una diffusione programmaticamente centrata su ruoli socialmente utili, che spaziano dall’informazione al marketing, dall’assistenza alla mediazione terapeutica – trova uno dei suoi elementi trainanti nell’“empatia artificiale”. Si tratta di una linea di ricerca focalizzata sull’ideazione e sull’implementazione di robot sociali in grado di comunicare efficacemente con gli umani attraverso le emozioni. L'interesse della robotica sociale per l’empatia artificiale si articola intorno a due fattori principali. Innanzitutto, per gli specialisti nel campo produrre robot “emozionali” o “empatici” significa contribuire in modo significativo all’obiettivo “genuinamente scientifico” di produrre ed esplorare, a livello sperimentale, modelli sintetici (i.e., modelli hardware o robotici) dei processi cognitivi naturali – cioè una classe di processi a cui le emozioni appartengono, secondo l'approccio embodied che oggi guida scienze cognitive e IA. In secondo luogo, la robotica sociale riconosce la “competenza” nella comunicazione affettiva come un tratto fondamentale dei robot destinati a interagire con gli esseri umani, soprattutto nei domini di assistenza. Gli specialisti ritengono tale abilità indispensabile per la costruzione di una solida “presenza sociale” per i nuovi robot, perché permette loro di coinvolgere i propri utenti in interazioni così intuitive e “alla pari” da candidare queste macchine allo status di “partner sociali artificiali” per esseri umani. Questo workshop propone un’esplorazione epistemologica di robotica sociale ed empatia artificiale organizzata intorno a un duplice intento. Individuare i modelli teorici delle emozioni che oggi orientano la ricerca impegnata nella creazione di robot “sociali” ed “empatici”. Definire e discutere le implicazioni di tali modelli per il futuro delle nostre ecologie sociali, in particolare per quanto riguarda il problema della “sostenibilità sociale” della diffusione di questa nuova generazione di robot. Il workshop propone al dibattito l’ipotesi secondo cui gli emergenti approcci sistemici e pluralisti alla tematizzazione di “socialità artificiale” ed “empatia artificiale”, diversamente dagli approcci riduzionisti e antropocentrici oggi dominanti, promettano all’interazione umano-robot l’accesso a possibilità evolutive orientate verso l’auto-sviluppo e la crescita morale della nostra specie.

  • Biografia

    Giuseppe Gembillo è stato professore ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e Studi Culturali dell'Università di Messina, dove ha insegnato anche, Storia e Filosofia della Complessità, Storia e Filosofia della scienza e Fondamenti epistemologici delle scienze umane. Ha insegnato anche Filosofia della scienza e Storia della Filosofia contemporanea presso il Dipartimento di Civiltà del Mediterraneo; Storia della Filosofia, Didattica della filosofia, Epistemologia della matematica, Bioetica nella SISSIS e in altre scuole di specializzazione. Gembillo è fondatore e direttore del Centro Studi Internazionale di Filosofia della Complessità "Edgar Morin", fondatore e direttore della rivista "Complessità", condirettore della "Rivista di Studi Crociani", nonché membro del Consejo Científico Académico Internacional de la Multiversidad Mundo Real "Edgar Morin" e del Consiglio Direttivo della Società Filosofica Italiana.


    Abstract

    Nel seminario mi propongo di fare un confronto tra i sistemi meccanici, quelli logici, quelli matematici (intrinsecamente complicati)  e quelli sociali, quelli naturali, quelli biologici (intrinsecamente complessi).

  • Biografia

    As a Dutch social scientist with a physics and math background, he is author of the books like “New Thinking in Complexity for the Social Sciences and Humanities – A Generative, Transdisciplinary Approach”, which was published in 2011 by Springer Publishers in the Series “Springer: Complexity.” In the same series he published in 2021 a book titled “Generative Complexity in a Complex Generative World – A Generative Revolution in the Making.” Now he is writing a new book on “A Generative Revolution in the Age of Complexity – Towards a New Age in Science.”  


    Abstract

    In the opening key note at the 5th Global Peter Drucker Forum in 2013, Helga Nowotny, then President of the European Research Council, has been very clear on the embarrassment of complexity for scholars of science: “when it dawns on us that the categories we normally use to neatly separate issues or problems fall far short of corresponding to the real world, with all its non-linear dynamical inter-linkages.” (p. 1) We fully agrre with her that “the embarrassment of complexity begins when we realize that old structures are no longer adequate and the new ones are not yet in place.” (Nowotny, 2013) With her we may realize that science in the twenty-first century is actually in a transition phase. According to Stephen Hawking (2000) this century may be called the Century of Complexity. Some years later Albert-László Barabási (2003) was of opinion that a revolution was in the making. This inspired Jörg (2021) to speak about a new generative revolution: a revolution which was based on a new way of thinking in complexity (Jörg, 2011). A revolution made possible by a radical shift of paradigm into the generative paradigm of complexifying. This new paradigm is at base of the generative revolution in science in the Century of Complexity. This revolution may finally offer a radically altered account of reality. 

  • Biografia

    Rika Preiser is Associate Professor at Stellenbosch University in South Africa where she is the UNESCO co-Chair in "Complexity and Transformative African Futures" at the Centre for Sustainability Transitions (CST). This interdisciplinary research centre emerged in response to global systemic challenges, including socio-economic, sustainability, and environmental crises. Her work is deeply rooted in philosophical theorizing on complexity with a strong emphasis on social-ecological sustainability research, contributes significantly to addressing contemporary trends in environmental and sustainability research. This effort aims to address sustainability challenges through the lens of a complex systems worldview. Rika has co-edited several publications such as the "Routledge Handbook of Research Methods for Social-Ecological Systems" (2021) and "Critical Complexity: Collected Essays" (2016), in which the philosophical foundations that inform scientific paradigms that are sensitive to complexity inform methodological and practical innovations. A key publication co-edited by Dr. Preiser is "Complexity, Difference and Identity: An Ethical Perspective" (2010), alongside Prof Paul Cilliers. Dr. Preiser's scholarly articles also highlight her interest in the ethical and normative dimensions of complexity, exploring how these dimensions inform ways of making sense of diversity and tensions within complex systems.


    Abstract

    While the ideas of difference and identity are closely intertwined, one could suggest, within a non-foundational perspective, that differences form the core essence of meaning-making in interactions. It is crucial to underscore that an abundance of differences is not merely a convenience; it is a necessity. Complex systems rely on this diversity to function as they do, and our comprehension of them hinges on our ability to make numerous distinctions. Given that interactions within such systems are non-linear, their complexity remains irreducible. Attempting to remove relationships or reduce differences within the system would result in a distortion of our understanding. Failing to recognize this reality leads to errors, which are not only technical but also ethical in nature. In this presentation, I will explore some relational competencies that might help us to make sense of complexity where we cannot solve the challenges of diversity but learn to interact across the perceived tensions and differences.

  • Biografia

    Francesco Remotti (1943), socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dell’Accademia delle Scienze di Torino, è stato professore ordinario di Antropologia culturale nell’Università Statale di Milano (1976-1979) e poi nell’Università di Torino (1979-2013), dove ha ricoperto diverse cariche istituzionali. Qui ha avviato il corso di laurea magistrale in Antropologia culturale e Etnologia ed è stato coordinatore dei dottorati in Antropologia culturale e Etnologia (1991-99) e Scienze antropologiche (2000-08). Dal 1976 al 2013 ha condotto ricerche etnografiche tra i BaNande del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo). Ha inoltre fondato e diretto la Missione Etnologica Italiana in Zaire (1979-93) e poi in Africa Equatoriale (1994-2004). Tra le pubblicazioni più significative: Noi, primitivi. Lo specchio dell’antropologia (1990, 2009); Etnografia nande I-III (1993-1996); Contro l’identità (1996); Centri di potere. Capitali e città nell’Africa precoloniale (2005); L’ossessione identitaria (2010); Cultura. Dalla complessità all’impoverimento (2011); Fare umanità. I drammi dell’antropo-poiesi (2013); Per un’antropologia inattuale (2014); Somiglianze. Una via per la convivenza (2019); Ridere degli dèi, ridere con gli dèi. L’umorismo teologico (con M. Raveri e M. Bettini, 2020); Il mondo che avrete. Virus, Antropocene, Rivoluzione (con A. Favole e M. Aime, 2020). 


    Abstract

    Le differenze possono essere concepite, generate, “abitate” secondo due logiche diverse: la logica dell’identità, e allora esse diventano muri, recinzioni, sbarramenti (A ≠ non A), e la logica delle somiglianze, per la quale esse motivano la connessione, il dialogo, la condivisione (A ∼ B). Come si è cercato di dimostrare in Somiglianze (2019), la politica delle identità può dare luogo a “coesistenza”, ma anche – se viene meno la tolleranza – a respingimenti e annientamenti, mentre la politica delle somiglianze è alla base delle diverse forme di “convivenza”. Uno sguardo al mondo attuale ci fa capire però quanto sia stretta e difficile la via della convivenza e quanto esiguo e a rischio il suo spazio.

  • Biografia

    Franca Treccarichi, nata a Torino nel 1964, animatrice socio culturale, fonda nel 1994 dell'Associazione culturale Professionismo e Proposte per l'Animazione Futura, con la quale realizza progetti di animazioni territoriale nei quartieri periferici della Città di Torino. Dal 2004 è dipendente del Comune di Torino presso la  Divisione Cultura, Archivio, Musei e Biblioteche. Da venti anni si occupa di progetti di educazione al patrimonio e di promozione culturale. Lavora alla redazione del sito museiscuol@ www.comune.torino.it/museiscuola, ed è co ideatrice del progetto "Vuoi costruire il tuo museo scolastico?" che ha dato vita alla Rete dei Musei scolastici torinesi. 


    Abstract

    Partendo dal progetto "Un Patrimonio di tutti" (anni 2006-2009), l'intervento intende ripercorrere alcuni progetti e iniziative legati al tema dell'intercultura del Settore Musei della Città di Torino degli ultimi venti anni, per poi soffermarsi su quello che ha dimostrato la maggiore vitalità sopravvivendo alle trasformazioni del settore: Vuoi costruire il tuo museo scolastico? (oggi gestito dalla redazione museiscuol@). I 16 musei scolastici torinesi allestiti dal 2011 e il percorso condiviso con docenti, studenti e musei della Città sono esempio concreto di come si possano ricercare nuove strategie partecipative e realizzare nuove esperienze culturali in un contesto in cui la diversità - di età, provenienze, esperienze - diventa fondamento per la costruzione di un concetto di patrimonio culturale condiviso. La seconda parte dell'intervento sarà dedicato al racconto delle pratiche più significative dei musei scolastici torinesi sui temi dell'integrazione e dell'intercultura.

Interazioni culturali complesse - 05-04-2024 - Pomeriggio

  • Biografia

    Dmitri Bondarenko is an anthropologist, historian, and Africanist. Dmitri has graduated with MA (cum laude) in World History, Anthropology and English from Lomonosov Moscow State University and completed PhD (World History and Anthropology) at the Russian Academy of Sciences from which he also holds the Doctor Habilitatus degree in the same disciplines. He holds the titles of Professor in Ethnology from the Lomonosov Moscow State University, Professor in Global Problems and International Relations from the Russian Academy of Sciences, and Corresponding Member of the Russian Academy of Sciences in History. Dmitri is Vice-Director for Research of the Institute for African Studies, Russian Academy of Sciences, Director of the International Center of Anthropology, National Research University Higher School of Economics, and Full Professor in Ethnology, Russian State University for the Humanities. His major research interests include anthropological, social, and historical theory, political anthropology, culture and history of Africa south of the Sahara, socio-cultural transformations and intercultural interaction (including ethnic, racial, and religious aspects) with special focus on Africa and people of African descent worldwide. Bondarenko has conducted fieldwork in a number of African countries (Tanzania, Nigeria, Benin, Rwanda, Zambia, and Uganda), as well as among people of African origin in Russia and the USA. Dmitri has authored over 550 publications, including eight monographs published in Russia, Germany, USA, and UK. 


    Abstract

    Not only liberated countries of the Global South are post-colonial but the whole world entered the post-colonial period that began after World War II, as the changes decolonization has brought to the Global North are probably no less crucial. In particular, post-colonial realities have been changing the very nature of the nation as a fundamental phenomenon of Modernity. Nation is becoming a more complex social, cultural, and political unit as before, as its fundamental characteristic as a culturally homogeneous (monocultural) community is changing. This feature had become a cornerstone of the concept of nation at its formation in the West by the last decades of the 18th century, but migration flows from the Global South to the Global North provoked by decolonization change nations as realities, as well as the concept of nation, in countries of the North making them polycultural. Most liberated states the South are polycultural from the very beginning, because they inherited the colonial borders in which, as a rule, many peoples were united. It should not be ruled out that their initial polyculturalism can become their advantage rather than an obstacle in the path of their development in the present-day world if they stop trying to build nations on the outdated Western model of the late 18th – mid-20th centuries and go to building them as polycultural communities. A nation in a nation-state in which citizenship is flexible, because a nation is considered as multicultural and not identified with a “titular” culture, is more complex both structurally (as it integrates more cultural components) and in terms of complexity science – the general “complexity theory,” in which the degree of a phenomenon’s complexity is determined not by its remoteness from a possible point of disintegration or chaos, but, on the contrary, by its proximity to it. As a more complex entity, a multicultural nation demands more complex cultural, social, political mechanisms of regulation of relations in it, more “fine work” of public and state institutions. The challenge both “old” nations of the Global North and “young” nations of the Global South share is that of transnationalism. Nation was adequate to Modernity – the time of industrial capitalism coupled with the rise and flourishing of cultural nationalism and political democracy. But it is discussable if nation will survive transnationalization of the post-modern world that puts under question the future of national economies, national cultures, and nation-states themselves, at least as they have been conceptualized up to now.

  • Biografia

    Attualmente docente di Psicologia del turismo presso il Corso di Laurea in Turismo: cultura e sviluppo dei territori e di Psicologia della comunicazione audiovisiva, Laboratorio di tecniche di comunicazione efficace 2 (comunicazione orale),  Laboratorio di public speaking e Laboratorio di scrittura professionale. È stato direttore didattico ed è tutt'ora docente in differenti Master (dal 2009). Autore e relatore dei seminari Laurea, che impresa! su strategie e metodi di preparazione alla dissertazione di tesi (dal 2006) e  conduttore di percorsi di group coaching per studentesse e studenti in attività di orientamento e sviluppo personale. Dal 2000 svolge attività didattica e di formazione nel campo accademico, delle organizzazioni e dell’educazione. È Professional Coach con diploma ICF International Coach Federation ACSTH e AICP Associazione Italiana Coach Professionisti. Attualmente è Presidente del Comitato Scientifico di InspiringPR (Ferpi Triveneto),  membro del Comitato Scientifico Nazionale di FerpiLAB, membro del Board Scientifico del Master in Manager in ambiente e turismo intergenerazionale, ARIPT FoRP, membro del Comitato Scientifico della rivista Turismo e Psicologia, Padova University Press, Scientific Commitee Member della International Association Via Querinissima, dal mito alla storia.


    Abstract

    Come affrontare tempi incerti rilanciando la speranza? Innanzitutto bisogna intendersi su cosa voglia dire essere ottimisti. Ha senso una logica lineare e binaria rispetto a questi concetti? Obiettivo dell'intervento è definire la visione sistemica di oggetti complessi basata sui principi della confusione e della serendipità.

  • Biografia

    Adriano Favole è professore ordinario di Antropologia culturale presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino dove insegna Antropologia culturale, Antropologia della comunicazione e Cultura e potere. Ha fondato e dirige il Laboratorio “Arcipelago Europa”. È Visiting professor presso l'Università della Nuova Caledonia e ha insegnato presso l'Università di La Réunion e della Polinesia Francese. Ha viaggiato e compiuto ricerche a Futuna (Polinesia occidentale), in Nuova Caledonia, a Vanuatu, in Australia, a La Réunion e in Guyana Francese. I suoi ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e l’antropologia del patrimonio. Collabora con “La lettura” del Corriere della Sera. È autore di: Isole nella corrente (La ricerca folklorica, Grafo, 2007); Resti di umanità. Vita sociale del corpo dopo la morte (2003), Oceania. Isole di creatività culturale (2010), La bussola dell’antropologo (2015) per Laterza; Vie di fuga. Otto passi per uscire dalla propria cultura (2018), Il mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con M. Aime e F. Remotti, 2020) per UTET; La palma del potere (Il Segnalibro, 2000); L’Europa d’Oltremare (Raffaello Cortina, 2020).


    Abstract

    Il mio intervento prende spunto da una esperienza, tutt'ora in corso, di insegnamento dell'antropologia culturale in Nuova Caledonia a studenti di origine oceniana, alcuni dei quali originari dell'isola (Futuna, Polinesia Occidentale) in cui ho svolte le mie ricerche di dottorato. Quale effetto ha il "ritorno" dei saperi in contesti nativi? Che forma prende l'antropologia quando i nativi chiedono di essere formati alla ricerca e di compiere ricerche sulle loro stesse società? Cosa succede quando una nuova generazione di oceaniani, gli studenti universitari dell'Università della Nuova Caledonia, sogna un futuro in cui le differenze e le rivalità etniche del passato si indeboliscono per lasciare spazio alla costruzione di un "destino comune"? Che sogna di far parte di una modernità finalmente condivisa piuttosto che essere relegata in una categoria etnica? Che ci fa (ancora) un antropologo di origine europea in un contesto post-coloniale? 
  • Biografia

    Serena Gianfaldoni dal 2015 insegna Gestione delle Risorse Umane presso il Corso di Studi di Ingegneria Gestionale (Università di Pisa). È esperto scientifico del CAFRE (Centro interdipartimentale per l’Aggiornamento, la Formazione e la Ricerca Educativa dell’Università di Pisa con il quale collabora da oltre dieci anni. Nella sua attività di ricerca si interessa in modo interdisciplinare di Risorse Umane, Soft Skills, Comunicazione, Leadership, Cross Cultural Skills & Management, Diversity Management, Formazione, Empowerment, Processi Culturali. Nel corso della sua attività di formazione e docenza ha ideato e coordinato numerosi corsi di formazione, seminari, conferenze, tavole rotonde in aree differenziate (life skills e risorse umane; leadership; comunicazione interculturale; management internazionale; dialogo interreligioso; gestione e contrasto della violenza).


    Abstract

    L’intervento affronterà il tema del peso delle parole e il ruolo ricoperto dalle agenzie formative nel processo di educazione al rispetto. Sarà affrontato il nodo cruciale dell’utilizzo manipolatorio delle parole, a partire dalle parole dell’interculturalità, dell’inclusione e della convivenza nei contesti formativi, nei media, nella politica e nel linguaggio istituzionale. Quelle stesse parole nate come strumento privilegiato di comunicazione, utilizzate invece nella pratica quotidiana come armi per escludere, confondere, creare divisioni, ferire le identità nascondendo pregiudizi e stereotipi. L’intervento affronterà i rischi di un superficiale o fazioso utilizzo del lessico, fra i quali la manipolazione del senso, il possibile rinforzo di pregiudizi, la crescita di conflittualità, l’allontanamento di responsabilità. Da queste considerazioni emerge l’esigenza di rinnovare un sapiente uso quotidiano delle parole, limitando strumentalizzazioni del lessico e infittendo le attività di confronto e dialogo fra Persone. Le parole emergono come strumenti potenti capaci di centrare un obiettivo strategico per l’intera collettività: quello di Rispettare la Persona (qualunque Persona) portatrice di una storia e un vissuto.

  • Biografia

    Milena Santerini è ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica del S.Cuore di Milano, dove dirige il Centro di Ricerca sulle Relazioni interculturali e il Master “Competenze interculturali”. E’ membro del Comitato scientifico della Fondazione Intercultura, Vice Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e membro del Consiglio di Amministrazione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Insegna alla Pontificia Università Urbaniana e all’Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze della Famiglia, di cui è Vice Preside. Tra le ultime  pubblicazioni: L’antisemitismo e le sue metamorfosi, Giuntina 2023; La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo, Raffaello Cortina 2021; Il nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea, Guerini 2020.


    Abstract

    Anche se la mentalità cospiratoria è sempre esistita nella storia umana, le società attuali vedono un aumento delle cosiddette “teorie del complotto”. In occasione delle crisi, come pandemie e conflitti, e delle guerre culturali, circolano spiegazioni semplificate e fantasiose, che spesso scelgono un capro espiatorio per rispondere all’incertezza e alla frustrazione. Il complottismo - come fenomeno che riguarda sia gli aspetti cognitivi che emotivi delle persone – ha trovato un habitat favorevole nel web e nella propagazione di fake news e narrazioni mitiche, sfruttate politicamente da gruppi manipolatori. Quali sono i motivi e i bersagli del cospirazionismo? Con quali modalità si propaga soprattutto online? Come contrastare queste visioni che diffondono un sospetto permanente, restituendo complessità alla realtà?

  • Biografia

    Arjan Verdooren is a lecturer, author and consultant in the field of Intercultural Communication. He is a longtime associate of the Royal Tropical Institute, a knowledge center in Amsterdam and has lectured at several universities including the University of Gothenburg and HTW University Berlin. He is the co-author (with Edwin Hoffman) of ‘Diversity Competence- Cultures Don’t Meet, People Do’.


    Abstract

    After its conception halfway the previous century, intercultural communication has quickly grown in popularity both as a field of study as well as professional training and consulting. In an era that is often described as globalized, superdiverse and hyperconnected, it seems only logical to try to understand and improve communication across cultural (in practice: national and ethnic) boundaries. At the same time, this context is considerably different from the time when the field was conceptualized, leading to increasing discussions among interculturalists about e.g. the concept of culture, the impact of power inequalities, and the ethical dimensions of intercultural encounters. Recent attention for Diversity, Equity and Belonging and anti-racism following global Black Lives Matter protests further emphasize the  need for the intercultural field to position itself clearly alongside other kinds of disciplines and interventions. In this workshop, I will try to provide a coherent reflection on these discussions within the intercultural field, from a theory-practice lens that tries to think through the practical implications of theoretical discussions and vice versa. In addition, I will try to present an alternative approach to ‘intercultural’ communication through the TOPOI-model as a heuristic lens to understand and respond to challenges in ‘intercultural’ encounters. Instead of centering culture as such, this approach focuses on the encounter between individuals, embedded in (multicultural) social contexts: cultures don’t meet, people do. 

Insegnare la complessità culturale - 06-04-2024 - Mattina

  • Biografia

    Nato nel 1948 in Italia, frequenta la scuola primaria in Argentina e Cile e la secondaria in Emilia. Si laurea all'Università di Venezia e completa la sua formazione con due borse Fulbright negli Stati Uniti. Entra come ricercatore all’Università nel 1984; dopo un periodo (1992-1995) come docente di Didattica dell’Italiano all’Università per Stranieri di Siena, dove è anche Pro-rettore e dirige il Centro Linguistico, ritorna a Venezia, come professore ordinario di Didattica delle Lingue: è stato Preside della Facoltà di Lingue, ha diretto il Dipartimento di Scienze del Linguaggio, il Centro Linguistico, ha fondato il Laboratorio Itals, per la formazione dei docenti di italiano nel mondo, e il Laboratorio di Comunicazione Interculturale.  È stato più volte Presidente dell’Associazione Nazionale Insegnanti di Lingue Straniere ed è stato presidente mondiale della Fédération Internationale des Professeurs de Langues Vivantes (2016-2018). Nel 2018 si è ritirato dall’insegnamento attivo ed è professore onorario dell’Università di Venezia. Ha scritto e curato saggi e volumi scientifici nell’ambito dell’insegnamento della lingua materna e seconda, delle lingue etniche e straniere, sperimentando anche nuove forme di ‘libro’, con video, testo e link alla ricerca online (Thesaurus di Linguistica Educativa). I suoi studi vanno dall’epistemologia della ricerca alla formazione dei docenti, ai modelli operativi e alle tecniche di classe.


    Abstract

    Gli adulti cresciuti nel Novecento vengono da una tradizione che crea categorie per classificare la complessità delle cose – della lingua, della società, della natura, degli affetti ecc. Nel nostro secolo la globalizzazione, i rimescolamenti sociali, lo tsunami di informazioni e comunicazione legata alla rete hanno reso difficilissimo organizzare cognitivamente la realtà: la complessità descritta da E. Morin ha lasciato spazio alla società liquida descritta da S. Bauman: tutto è fluido, dalla politica al genere, dall’arte al lavoro, dalla comunicazione alla lingua: ci si prova, sperando che funzioni. Nella comunicazione questo ha travolto il modello classico di Jakobson e di Hymes: nei social network spesso scompaiono emittente e destinatario, gli scopi iniziali di un post si stravolgono e possono generare indifferentemente influencers e haters; nella lingua si parla “come viene viene”, senza un progetto testuale e una strutturazione sintattica ampia. Se si accetta la logica “liquida”, la dimensione culturale legata all’apprendimento di lingue seconde e straniere diventa aneddotica, stereotipica, si riduce a cultura spicciola che serve a comunicare ma non a capire la forma mentis del popolo di cui si studia la lingua, e lo scambio interculturale diventa una raccolta di osservazioni minime, casuali, non organizzate, sulle differenze, senza una categorizzazione che ne strutturi la complessità rendendola comprensibile. L’intervento propone una logica modellizzante, offre uno strumento non per “imparare” la comunicazione interculturale, cosa impossibile, ma per “osservare” le differenze, per classificarle, per permettere a ciascuno può creare e modificare, in una logica di lifelong learning, una propria grammatica della comunicazione interculturale dando struttura alla propria esperienza di incontro e interazione con altre culture, e rende conto di alcune sperimentazioni in tal senso.

  • Biografia

    Verónica Boix-Mansilla, Ed.M. Ed.D. Harvard University, is a Senior Principal Investigator at Project Zero, Harvard Graduate School of Education and President-elect of the Longview Foundation. Dr. Boix Mansilla is an international expert in global competence and intercultural education. Her research examines conditions that enable individuals to understand and take action on the most pressing issues of our times (migration, globalization, climate change, sustainability) through personal transformation and quality disciplinary and interdisciplinary work. Boix-Mansilla’s most recent work Re-imagining Migration@Project Zero examines the conditions and interventions that enable immigrant-origin students and their peers to develop cognitive, socio-emotional, and civic dispositions that will serve as a compass for a healthy integration into their new societies. Originally from Argentina, she brings cultural sensitivity to her work in schools, cultural institutions, migrant youth reception centers, think tanks, museums and policy circles. Boix Mansilla co-led the development of the OECD PISA Global Competence International Assessment framework and practical implementation as well as key global and intercultural frameworks at Harvard Project Zero, Asia Society, Council of Chief State School Officers. She works nationally and internationally with institutions such as the OECD, UNESCO, the International Baccalaureate, the DC Public Schools, the National Gallery of Art, National Geographic, AFS International, the Smithsonian Institution, and the Pulitzer Center on Crisis Reporting to advance action-research-based education innovations for an interconnected world on the move. She is a Doctor Honoris Causa from the International University of Catalunya.


    Abstract

    We live and educate in times of rising complexity, diversity, and mobility—times that demand a profound recalibration of educational practice and the foundations on which it stands. Rapid migratory flows and increasingly diverse societies demand that we revisit our understanding of the children in our charge, the kind of learning we seek, what matters most to learn and why, and the kinds of learning environments that nurture the habits of mind, heart, and hand needed to participate in and straddle across cultures, languages, and worldviews. In this interactive workshop, participants will become familiar with the “Re-Imagining Migration” framework developed at Harvard University’s Project Zero and a series of pedagogical principles and tools designed to prepare our young to navigate increasingly hybrid and intercultural contexts.

  • Biografia

    Guido Bosticco insegna scritture all'Università di Pavia, è membro del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi, co-direttore della Vittorio Dan Segre Foundation. Ha fondato Epoché, agenzia di consulenza di sistema per organizzazioni. Laurea in Filosofia, PhD in Geopolitica, studia il linguaggio e il suo rapporto con il potere. Il suo libro più recente è La cancel culture nel discorso geopolitico contemporaneo (Edicusano 2023). Ha scritto saggi su Pasolini, sul viaggio, sulla scrittura argomentativa, sui social.


    Abstract

    Il rapporto fra storia e memoria; fra memoria e luoghi; fra vedere e sapere; fra sapere e potere. Questi quattro passi permettono, nel percorso di costruzione di cultura nella comunità attraverso il discorso pubblico, di affrontare il fenomeno della cancel culture. La cancel culture opera una interdizione del pensiero, attraverso una modificazione del paesaggio estetico, che tende a modificare la memoria, la storia, lo sguardo e la conoscenza di una comunità. In una parola, la sua identità. 

  • Biografia

    Franco Cambi è stato per decenni professore di Pedagogia generale nell'Università di Firenze. Lì ha ricoperto la carica di Direttore del Dipartimento di scienze dell'educazione. Si è occupato di filosofia dell'educazioe e di storia della pedagogia come pure di letteratura dell'infanzia. E' stato presidente dell'IRRE Toscana e ha fondato la rivista "Studi sulla formazione" oggi collocata presso la FUP. Ha pubblicato circa cento  volumi e centinaia di articoli.

    Abstract

    La differenza è oggi una categoria forte nel pensiero pedagogico collocato in una società democratica. Pertanto essa va messa sempre più al centro della stessa formazione dei giovani, tutelando in essi e il pluralismo dei punti-di-vista intorno ai vari problemi e il dialogo che deve animarli nel loro confronto: un compito sempre più necessario sia in senso cognitivo sia in quello etico-politico.
  • Biografia

    Gabriella Landler-Pardo, is the director of the Center of Empathy in Education and Society, and the simulation center located at the the Kibbutzim College of Education in Tel Aviv as well as a lecturer, a researcher and a teacher educator. Her current research areas are simulation-based learning in various educational settings, empathy, the development of professional identity of teacher educators and the Impact of induction and mentoring programs for beginning teachers. Among her publications: Increasing participants' awareness of empathic behaviors through simulation-based learning (2023), Being empathic in complex situations in intercultural education: a practical tool (Intercultural Education, 2022), Empathic Patterns in Complex Discourse (Journal of Organizational Psychology 2022) both co-authored with Arviv Elyashiv, Levi-Keren and Weinberger), The Balance Between Global And Local Components In Teacher Education: Uniformity Versus Diversity (Journal of Teacher Education and Educators, 2012) co-authored with Ben-Peretz, Toov Ward and Aderet.


    Abstract

    Empathy, with its multi-dimensional nature, encompasses cognitive, social-emotional, and behavioral elements in interpersonal interactions. It stands out as a fundamental aspect of global competence, gaining increased importance as educational settings become more diverse. As schools become more varied, the ability to understand social situations from various viewpoints becomes crucial, playing a central role in both individual and societal aspects of education. Educators find themselves in complex situations where they are not only expected to demonstrate pedagogical expertise but also to exhibit empathic competencies and effective interpersonal communication skills. Simulation-based learning (SBL) stands out as a highly effective method employed to educate and prepare educators in navigating the intricacies of their roles. In this presentation, I will introduce a practical tool for identifying empathic behaviors—the EPIC (Empathic Patterns in Interpersonal Communication) tool. It distinguishes between two interwoven core patterns: verbal communication which refers to - what was said? and non-verbal communication - which refers to: how was it said? The EPIC practical tool which was developed through analysis of SBL provides a fresh approach to raising awareness of cultural differences and diversity among teachers. Simultaneously, it refines communication and emotional skills, integral components of teachers' socio-emotional learning.

  • Biografia

    Valentina Porcellana, Phd in Antropologia ed Epistemologia della complessità, insegna Antropologia alpina e Antropologia del welfare all'Università della Valle d'Aosta. Si occupa di antropologia applicata ai sistemi sociosanitari, di processi partecipativi e di attivazione di comunità in contesti urbani e montani e di valutazione qualitativa dei servizi sociali ed educativi.


    Abstract

    Il laboratorio intende presentare metodi e pratiche, sperimentate nell'ambito dell'antropologia applicata in contesti urbani e rurali, per l'attivazione e l'accompagnamento di processi partecipativi. Si tratta di accompagnare persone e organizzazioni, con rispetto e pazienza (Appadurai 2011), a stimolare la capacità di riconoscimento e di visione, puntando sulla valorizzazione delle competenze ed evitando di mettere l’accento su mancanze o su presunte incapacità. Attraverso i linguaggi creativi questi processi condivisi non solo sono efficaci, ma attivano canali legati alle emozioni, al piacere dell’incontro e alla bellezza (Porcellana 2019). Si tratta inoltre di lasciare spazio alla “serendipità”, cioè a quel margine di inatteso e di causale ‒ “per caso e per sagacia” come direbbe Ugo Fabietti (2019)  ‒ che deriva dal vivere pienamente l’esperienza, lasciandosi guidare dall’istinto senza farsi spaventare dall’imprevisto o imbarazzare da possibili gaffes culturali (Sclavi 2003; Gasparini 2005). 

Sessione di chiusura - 06-04-2024 - Mattina